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ARRIVA DARATUMUMAB, NUOVA TERAPIA SPECIFICA PER L’AMILOIDOSI, RARA MALATTIA EMATOLOGICA

16 febbraio 2023

L’amiloidosi da catene leggere (AL) è una malattia ematologica rara, che si associa spesso alla presenza di disordini plasmacellulari, in particolare di mieloma multiplo, e che conta ogni anno circa 800 nuovi casi in Italia

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Arriva daratumumab, nuova terapia specifica per l’amiloidosi, rara malattia ematologica: Project

di Eugenia Sermonti


Daratumumab in formulazione sottocutanea è ora rimborsato, in combinazione con bortezomib, ciclofosfamide e desametasone (D-VCd), per il trattamento dell’amiloidosi da catene leggere (AL) – una rara malattia ematologica di nuova diagnosi e, in combinazione con pomalidomide e desametasone (D-Pd), per il mieloma multiplo già precedentemente trattato. Daratumumab, primo anticorpo monoclonale anti-CD38 totalmente umano approvato per il trattamento del mieloma multiplo e sviluppato da Janssen, azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson, ha ricevuto dall’agenzia del farmaco italiana, AIFA, la rimborsabilità per due nuove indicazioni terapeutiche. «Nella sua formulazione sottocutanea è la prima specifica terapia in Italia, in combinazione con bortezomib, ciclofosfamide e desametasone (D-VCd), rimborsata per il trattamento dell’amiloidosi da catene leggere (AL) di nuova diagnosi», spiega Giovanni Palladini, Direttore Centro per lo Studio e la Cura delle Amiloidosi Sistemiche, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo. Inoltre, il farmaco è ora rimborsato, in combinazione con pomalidomide e desametasone (D-Pd) per il trattamento di ‘pazienti adulti con mieloma multiplo precedentemente trattato, in pazienti che hanno ricevuto almeno una precedente linea di terapia contenente un inibitore del proteasoma e lenalidomide, e che erano refrattari alla lenalidomide, o che abbiano ricevuto almeno due precedenti linee di terapia contenenti lenalidomide e un inibitore del proteasoma, e che abbiano mostrato progressione della malattia durante o dopo l'ultima terapia’. Sia l’amiloidosi AL sia il mieloma multiplo recidivato e refrattario sono malattie del sangue per le quali ci sono ancora bisogni di cura insoddisfatti.


L’amiloidosi AL è una malattia ematologica rara, che si associa spesso alla presenza di disordini plasmacellulari, in particolare di mieloma multiplo, e che conta ogni anno circa 800 nuovi casi in Italia. «La malattia è dovuta all’accumulo, nei tessuti e negli organi, di proteine in una forma tossica e insolubile, chiamata amiloide, che ne causa un danneggiamento. I sintomi associati all'amiloidosi AL sono diversi e aspecifici. Questo può portare a un ritardo nella diagnosi, con il risultato che il trattamento viene iniziato quando lo stato di deterioramento della funzione dell'organo è già avanzato – aggiunge Palladini. Data la difficoltà di diagnosticare la malattia tempestivamente, occorre una terapia che non sia solo efficace, ma anche rapida e ben tollerata, considerando anche la fragilità di questi pazienti. Fino ad oggi, la terapia ha seguito quella standard del mieloma multiplo, ovvero trapianto di cellule staminali, per chi è eleggibile, o chemioterapia. La notizia di oggi è un importante passo avanti che ci permette di soddisfare esigenze di trattamento per i pazienti con amiloidosi AL, fino ad ora orfani di cure specifiche, con risultati mai visti prima per questa malattia. Adesso che abbiamo a disposizione la prima terapia per questa malattia, il prossimo passo deve essere renderla disponibile per tutti i pazienti, e per fare in modo che ciò sia possibile, bisogna lavorare in rete tra specialisti, velocizzando la diagnosi e aumentando la presa in carico dei pazienti».


Il mieloma multiplo è un tumore del sangue che ha origine nel midollo osseo ed è causato dalla proliferazione senza controllo delle plasmacellule. Si tratta di una malattia che colpisce principalmente l’anziano: il 38 per cento delle diagnosi riguarda persone di età superiore ai 70 anni e solo il 2 per cento individui al di sotto dei 40 anni. I sintomi risultano aspecifici, come il dolore osseo, soprattutto a livello della schiena, dell’anca e del costato, l’anemia e l’insufficienza renale, e frequentemente la diagnosi di mieloma avviene occasionalmente a seguito di esami eseguiti per altri motivi. «Grazie agli avanzamenti della ricerca scientifica, oggi siamo in grado di diagnosticare la malattia in una fase precoce e, di conseguenza, trattare i pazienti in modo più efficace. Se infatti, agli inizi degli anni 2000, l’aspettativa di vita dei pazienti affetti da mieloma multiplo era di circa 2-3 anni, oggi la sopravvivenza dei pazienti più giovani e candidabili alla chemioterapia intensiva e al trapianto di cellule staminali autologhe può eccedere i 10 anni. Per questo, possiamo affermare che il mieloma stia diventando sempre meno una patologia acuta e sempre più una malattia cronicizzabile. La disponibilità di nuovi farmaci in diverse combinazioni di trattamento ha cambiato l’approccio terapeutico, permettendo ai medici di orientare la scelta terapeutica di ciascun paziente non solo sulla base dell’efficacia, ma anche della tollerabilità e della via di somministrazione – sottolinea Roberto Mina, ematologo presso la divisione di Ematologia della Città della salute e della scienza di Torino e ricercatore universitario presso Università degli studi di Torino – Questa nuova combinazione offre una nuova opzione terapeutica per quei pazienti che sono andati incontro ad una prima recidiva e sono risultati refrattari al lenalidomide, farmaco sempre più utilizzato nella prima linea di terapia del mieloma multiplo. Tuttavia, i benefici non sono solo in termini di efficacia, ma anche di tollerabilità e logistica di somministrazione, grazie alla formulazione sottocutanea di daratumumab che si adatta anche alle necessità di popolazioni di pazienti più anziani o più fragili che potrebbero avere maggiori difficoltà di accesso alle strutture».


La disponibilità e rimborsabilità della formulazione sottocutanea di daratumumab per queste nuove indicazioni, permette di migliorare la qualità di vita dei pazienti grazie anche alla significativa riduzione dei tempi di somministrazione del farmaco. «Ci auspichiamo che l’accesso a questa importante innovazione terapeutica, come per tutti i farmaci innovativi, possa essere sempre più rapido ed equo su tutto il territorio italiano - ricorda Felice Bombaci, coordinatore nazionale Gruppi AIL Pazienti – L’Associazione Italiana contro leucemie, linfomi e mieloma da oltre 50 anni è al fianco dei pazienti ematologici con l’obiettivo di sostenere la ricerca, l’assistenza e sensibilizzare l’opinione pubblica contro i tumori del sangue. Il nostro impegno ultimo, attraverso l'opera delle 83 sezioni provinciali, è di contribuire a curare al meglio i pazienti». Daratumumab ha come bersaglio l’antigene CD38, una proteina espressa sulla superficie cellulare di una serie di neoplasie ematologiche, incluse le plasmacellule clonali del mieloma multiplo e dell’amiloidosi (AL), daratumumab ha una potente attività antitumorale. Induce, infatti, la morte delle cellule tumorali attraverso molteplici meccanismi d'azione immuno-mediati, tra cui la citotossicità complemento-dipendente (CDC), la citotossicità cellulo-mediata anticorpo-dipendente (ADCC) e la fagocitosi cellulare anticorpo-dipendente (ADCP), nonché attraverso il meccanismo di apoptosi. L’efficacia e la sicurezza di daratumumab sono state determinate in due studi di fase 3, randomizzati e in aperto: lo studio ANDROMEDA e lo studio APOLLO. I risultati dello studio ANDROMEDA hanno dimostrato che i pazienti con amiloidosi AL di prima diagnosi, trattati con la formulazione sottocutanea di daratumumab in combinazione con bortezomib, ciclofosfamide e desametasone, hanno ottenuto un tasso di risposta ematologica completa significativamente più alto rispetto ai pazienti trattati con il solo VCd. Inoltre, la combinazione ha mostrato un profilo di sicurezza coerente con quello precedentemente osservato per ciascuno dei farmaci presi singolarmente. I risultati dello studio APOLLO, invece, mostrano che l'aggiunta di daratumumab a pomalidomide e desametasone (D-Pd) nel trattamento di pazienti con mieloma multiplo precedentemente trattato ha ridotto significativamente il rischio di progressione o morte del 37 per cento, rispetto al solo Pd. La sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana per il braccio D-Pd vs. Pd è stata di 12,1 mesi contro 7mesi, rispettivamente.


I tassi di risposta sono stati significativamente più alti con D-Pd rispetto al solo Pd, compresi i tassi di risposta globale (69 per cento contro 47 per cento), i tassi di risposta parziale molto buona (VGPR) o migliore (51 per cento contro 21 per cento), il tasso di risposta completa (CR) (27 per cento contro 6 per cento) e il profilo di sicurezza di D-Pd ha dimostrato di essere coerente con i profili noti di daratumumab SC e Pd. “Da oltre 30 anni Janssen Oncology investe nella ricerca scientifica per lo sviluppo di farmaci innovativi che rispondano ai bisogni medici insoddisfatti dei pazienti e per essere al fianco dei medici nella cura dei tumori solidi ed ematologici. Il nostro obiettivo è quello di migliorare e prolungare la vita dei pazienti – conclude Danilo Arienti, Therapeutic Area Hematology Medical Manager – Queste due nuove indicazioni di daratumumab rappresentano un passo avanti nell’aumentare le opzioni terapeutiche a disposizione di coloro che finora ne hanno avute poche o addirittura nessuna, come nel caso dell’amiloidosi da catene leggere. Nell’ambito anche del mieloma multiplo, la nostra pipeline vuole offrire trattamenti specifici per le diverse necessità dei pazienti con questa patologia".

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