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FUNZIONA NEL LINFOMA L’ACCOPPIATA TAFASITAMAB PIÙ LENALINOMIDE

1 luglio 2021

Incyte e MorphoSysannunciano il parere positivo del Comitato per i Medicinali per Uso umanoCHMPdell’Agenzia Europea per i Medicinali al loro utilizzo per il trattamento di adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B recidivato o refrattario

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Funziona nel linfoma l’accoppiata tafasitamab più lenalinomide: Project

di Cristina Saya


Il DLBCL – acronimo utilizzato dai medici per indicare il linfoma diffuso a grandi cellule B – è una malattia molto eterogenea: non è un unico tumore, ma una famiglia di malattie.  Secondo la revisione WHO 2016 relativa alla classificazione delle neoplasie linfoidi, esistono 13 sottotipi di DLBCL definiti come entità specifiche, mentre tutte le altre forme, che costituiscono la stragrande maggioranza dei casi, sono classificate come DLBCL non altrimenti specificato (NOS). Il DLBCL può insorgere come malattia de novo o derivare dalla trasformazione di un linfoma indolente. Le cause alla base della malattia non sono ad oggi del tutto chiare. Il DLBCL è il tipo più comune di linfoma non Hodgkin negli adulti in tutto il mondo, comprende il 40 per cento di tutti i casi ed è caratterizzato da masse in rapida crescita di cellule B maligne nei linfonodi, nella milza, nel fegato, nel midollo osseo o in altri organi. È una malattia aggressiva con circa un paziente su tre che non risponde alla terapia iniziale o sviluppa recidive successivamente. In Europa, ogni anno viene diagnosticato un DLBCL recidivato o refrattario a circa 16 mila pazienti. Il Comitato per i Medicinali per Uso umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali ha emesso un parere positivo raccomandando l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionale di tafasitamab in combinazione con lenalidomide, seguito da tafasitamab in monoterapia, per il trattamento di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) recidivato o refrattario non idonei al trapianto autologo di cellule staminali (ASCT).


“Un passo fondamentale verso la risposta ad un bisogno medico urgente non soddisfatto per il 30-40 per cento dei pazienti con DLBCL recidivato o refrattario che non rispondono alla terapia iniziale o che sviluppano successivamente recidive – ha affermato Steven Stein, MD, chiefmedicalofficer di Incyte – A seguito dell’approvazione di tafasitamab da parte della FDA statunitense nel luglio 2020, attendiamo con impazienza la decisione del Comitato Europeo poiché confidiamo di offrire prima possibile questa nuova terapia ai pazienti eleggibili in Europa”. “Tafasitamab in combinazione con lenalidomide rappresenta una nuova importante opzione di trattamento mirato per i pazienti con DLBCL recidivato o refrattario – ha affermato Malte Peters, chiefresearch&developmentofficer di MorphoSys – I pazienti con DLBCL recidivato o refrattario hanno opzioni di trattamento limitate e spesso devono affrontare una prognosi sfavorevole. C’è un urgente bisogno di terapie efficaci e, se approvata, questa combinazione potrebbe fornire ai pazienti in Europa un’importante nuova opzione terapeutica”. L’opinione del CHMP di raccomandare l’uso di tafasitamab è attualmente in fase di revisione da parte della Commissione Europea, che ha l’autorità di concedere l’autorizzazione all’immissione in commercio per i medicinali nell’Unione europea (UE). Se approvato, il tafasitamab sarebbe commercializzato nell’UE con il marchio Minjuvi. Di questo e di molti altri aspetti si è parlato nel media tutorial dal titolo ‘Nuovi orizzonti terapeutici per linfoma diffuso a grandi cellule B’, al quale hanno preso parte Paolo Corradini, cattedra di Ematologia, Università degli Studi di Milano, direttore della Divisione di Ematologia, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano; Antonio Pinto, direttore SC di Ematologia Oncologica e Dipartimento di Ematologia e Terapie Innovative, Istituto Nazionale Tumori, Fondazione G. Pascale, IRCCS, Napoli; Pier Luigi Zinzani, ordinario di Ematologia Istituto di Ematologia ‘Seràgnoli’ Università di Bologna IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna; Giuseppe Gioff­rè, referente AIL pazienti linfomi.


L’incontro ha fatto luce su una malattia le cui cause risultano essere ancora per lo più sconosciute, ma i pazienti hanno bisogni urgenti che vanno soddisfatti. A soffermarsi su questo aspetto soprattutto Giuseppe Giorè, ex paziente. “La diagnosi di molte malattie onco-ematologiche avviene spesso tardivamente perché, in molti casi, la sintomatologia non induce i medici di medicina generale, a cui il paziente si rivolge in prima istanza, a sospettare l’origine della malattia stessa – ha esordito Gioffrè – è fondamentale che gli ematologi condividano con i pazienti il percorso terapeutico che si va ad affrontare, anche perché, nonostante le terapie siano abbastanza standardizzate, su ogni paziente queste andranno ad impattare in maniera diversa”. Un elemento sul quale si può migliorare è la comunicazione medico-paziente, implementando ancora di più la conoscenza delle terapie da parte del paziente: su questo aspetto l’ex paziente ha disquisito a lungo, evidenziando anche come l’AIL possa dare un contributo concreto al paziente che si trova ad affrontare questa malattia. “L’AIL – afferma Gioffrè – è un Associazione che, a livello nazionale, è suddivisa in 82 sezioni provinciali che operano in maniera autonoma supportando il centro ematologico di riferimento sia nell’ambito della ricerca, sia attraverso aiuti più concreti, come ad esempio la dotazione di attrezzature ed il supporto a pazienti e caregiver. Vengono messe a disposizione le CASE AIL: ovvero si ha possibilità di usufruire in maniera completamente gratuita di alloggi per i pazienti e i loro familiari non residenti e, tramite la campagna ‘viaggi Solidali’, vengono rimborsate anche le spese di viaggio dai luoghi di residenza agli stessi centri ematologici di cura. Inoltre, viene offerto un servizio di counselling psicologico per poter dare una mano alle persone che necessitano di un sostegno in fase di diagnosi, terapia e follow-up. A livello locale, infine, vi sono parecchie sezioni che svolgono assistenza domiciliare. Chiave è stato il ruolo AIL durante la pandemia”.


L’annuncio di Incyte e MorphoSyssul parere positivo del CHMP per tafasitamabin associazione con lenalidomide rappresenta una speranza vera per medici e pazienti. Paolo Corradini dell’INT di Milano commenta: “Condurre un trial contribuisce allo sviluppo delle conoscenze, e attraverso la ricerca si può migliorare l’aspettativa di vita dei pazienti: la realizzazione dei vaccini anti-covid19 ci ha dato dimostrazione di come l’impatto della ricerca possa salvare effettivamente vite umane. In più produce un valore economico in termini di mancata spesa per il ‘Sistema Salute’: il paziente che entra in una sperimentazione ha a disposizione una nuova chance di cura senza che il ‘Sistema Salute’ debba pagare per essa. Anziché erogare terapie poco efficaci, che costano in termini di ricoveri, terapie ed esami, il Sistema Sanitario può erogare terapie che aumentano il tasso di sopravvivenza a costo zero. Per i medici le sperimentazioni rappresentano l'opportunità di imparare cose nuove; per i giovani ricercatori di avere una formazione migliore e innovativa; e anche in questo caso il ‘Sistema Salute’ ci guadagna”.

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